LA STORIAdei conti d'Arco

Le antiche origini della famiglia

La famiglia d’Arco, nominata per la prima volta in un documento del 1124 riguardante l’erezione del castello di Riva, dove si cita un “Fridericus de Archi”, probabilmente deriva dalla nobiltà tridentina di gruppo latino ed ebbe rapporti con il Barbarossa e con il principe vescovo di Trento.

giovanna d'arco
famiglia d'arco

Dal Trentino a Mantova

Il castello di Arco fu costruito intorno al Mille come libero allodio della comunità valligiana. Nel 1186 i fratelli Federico ed Odorico d'Arco ebbero l'investitura dal principe vescovo Alberto. Durante il dominio del Trentino da parte di Ezzelino da Romano la famiglia, composta da 5 fratelli, cercò una difficile politica di equilibrio. Ma nel 1255 Trento insorse, la parte guelfa ebbe la meglio e la famiglia ottenne nuove ricompense. Negli anni seguenti il limitato sostegno alla Chiesa trentina determinò la perdita di alcuni possedimenti, poi recuperati grazie al vescovo Filippo Bonacolsi, zio di Guido, signore di Mantova.

I rapporti con la città virgiliana si moltiplicarono con i Gonzaga: Antonio d'Arco sposò Orsola da Correggio (nipote di Guido Gonzaga) aprendo le porte ai commerci e al vicendevole scambio di doni quali cani da caccia da Mantova, falconi dai d'Arco. Dopo alterne vicende nel 1413 l'imperatore Sigismondo creò Vinciguerra d'Arco conte dell'Impero.

Nel 1433 venne creato conte anche il nipote Francesco, erede universale. Francesco volle però dividere la sua eredità con il fratello, Galeazzo, che cercò di usurparne il potere. Francesco allora lo fece imprigionare per 26 anni, cioè fino alla sua morte. Felici furono i rapporti con Mantova e con la marchesa Barbara di Brandeburgo sia nella diplomazia che nell'economia: per il concilio di Mantova del 1459 i d'Arco invitarono nella città dei Gonzaga molti principi tedeschi e numerosi marmi pregiati scendevano dal Trentino per le fabbriche mantovane. Si aggiunge che i d'Arco si facevano curare solo dai medici mantovani.

Nel 1475 si celebrò il matrimonio tra Odorico d'Arco e Cecilia Gonzaga, nipote di Ludovico II (che era suo zio). Giunsero così a Mantova molti esponenti della famiglia trentina, e in particolar modo Andrea, fratello di Odorico, dal quale nacque il ramo mantovano della famiglia.

L'ascesa del ramo mantovano

Dal matrimonio di Odorico e Cecilia nacque Nicolò d'Arco (1479-1546), splendido uomo d'armi e cultura (alla sua penna si devono i Numeri) che ebbe per moglie Giulia Gonzaga di Novellara. Dopo il sacco e la peste del 1630, i rapporti con Mantova andarono degradandosi. Dal ramo antico di Andrea infatti derivava Gherardo, che prese parte al sacco di Mantova con l'esercito imperiale. Gherardo riottenne la cittadinanza solo dopo il matrimonio con la nobile Camilla Ippoliti, nel 1642.

La famiglia d'Arco prese a vivere stabilmente in Mantova, tra le mura del sontuoso edificio contiguo alla chiesa di San Francesco, solo dopo il 1740. In quella data infatti Francesco Eugenio ereditò i beni della madre, la nobile Teresa Chieppio, moglie di Francesco Alberto, decidendo in seguito di stabilirsi a Mantova assieme alla moglie Teresa Ardizzoni di Pomà. Tra l'altro Francesco Eugenio ebbe l'onore di accogliere Leopold e Wolfgang Amadeus Mozart in occasione della loro visita a Mantova del 1769, durante la quale inaugurarono il teatro Bibiena. A Francesco Eugenio seguì Giambattista Gherardo, uomo del secolo dei lumi. Fu lui a volere la renovatio del palazzo di famiglia nella solenne veste neoclassica studiata da Antonio Colonna.

Il figlio Francesco Alberto, politico ed economista, fu studioso e podestà di Mantova. Tra i suoi figli ricordiamo Luigi, naturalista, che diede origine al museo di famiglia e che sposò Giovanna de' Capitani d'Arzago dalla quale ebbe Francesco Antonio Gerolamo. Altro figlio di Francesco Alberto fu Carlo, artista, studioso d'arte e ricercatore, collezionista di opere d'arte e documenti. A lui si deve l'istituzione del Museo Civico.

Francesco Antonio, ultimo maschio della casata, ricevette in gioventù un'ottima educazione che lo condusse ad essere sottosegretario agli esteri con Rudinì (1891) e dal 1896 senatore del Regno. Ebbe da Maria Cantoni la figlia Giovanna (nata il 5 novembre 1880). Morì nel 1917.

La contessa Giovanna d'Arco Chieppio Ardizzoni, poi marchesa Guidi di Bagno, sposò nel 1905 il marchese Leopoldo di Bagno (Roma 1875-Rimini 1931) e fu l'ultima esponente dei d'Arco.

Ben presto, vedova e senza eredi, dedicò completamente la sua vita alla propria città e all'intento culturale della famiglia. Dopo aver arricchito le collezioni del palazzo e dopo aver ricoperto numerosissime e prestigiose cariche la marchesa si spense il 30 settembre 1973, lasciando alla “sua” Mantova il palazzo di famiglia con tutte le sue collezioni come nuovo museo per la città.

GLI STEMMI
della famiglia d'Arco

L'araldica è parte affascinante quanto significativa dell'universo dei simboli; in essa si affronta un autentico esame storico attraverso l'analisi di segni, figure, convenevoli partizioni che rimandano a tempi lontani, a leggende, ad infeudazioni, concessioni imperiali, dignità, imparentamenti che, nel loro complesso, concorrono a proiettare la famiglia che le insegne o stemmi innalza, in una dimensione particolare, in una sorta di casta, di recinto sacro, dove il rituale regna sovrano e dove il simbolo si carica di un'importanza che è pari a quella del suo detentore.

Per questo l'araldica si costituisce a parte integrante, fondante e fondamentale della storia di una famiglia.

Lo stemma dei d'Arco è rilevato in origine con la seguente blasonatura: d'oro a tre archi rovesciati d'azzurro (con le corde tese volte al basso), posti uno sull'altro. Andrà tuttavia sottolineato come vi sia prova di quanto lo stemma originario fosse anche così costituito: d'oro ad un arco in palo d'azzurro con la corda tesa volta a destra. È inoltre da rilevarsi come la colorazione dell'arco sia spesso proposta al naturale, ossia di un colore che si avvicina al marrone o al beige scuro.

La proposizione dello stemma d'Arco nei secoli è oggetto di numerose mutazioni che possiamo, un poco sommariamente, riassumere in una iconografia che muta spesso in funzione della individuazione di rami minori oltre che per inquartamenti di prestigio ed acquisizioni di cimieri e corone che non permangono stabili nel tempo. La figura principale del blasone dei d'Arco è da individuarsi nell'arco, che si costituisce a stemma parlante, ossia allusivo, nei contenuti, al nome della famiglia stessa che lo innalza (arme agalmonica). Simboleggia ozio virtuoso rappresentando gli esercizi ai quali si concedevano i cavalieri in tempo di pace, ed animo risoluto, per la celerità con la quale il guerriero dispone il partire della freccia in esso incoccata.

Procediamo allora ad un'analisi riassuntiva dei più significativi simboli araldici della famiglia, esaminando pezze e figure, inquartamenti e partizioni che svelano il comporsi dell'arme e le fasi di mutazione e relative brisure intervenute nei secoli.

Giancarlo Malacarne

Gli Stemmi

stemma famiglia d'Arco   Palazzo dei conti d'Arco,
Arco (Trento)
Metà del secolo XV
Affresco

 

Scudo ancile: d'oro all'arco in palo al naturale con corda a destra (Arme originaria, prima della divisione tra Andrea e Odorico). Stemma del conte Francesco d'Arco (1413-1482)

Giancarlo Malacarne

Glossario araldico

ACCARTOCCIATO = Scudo o cornice i cui lembi sono proposti arrotolati su se stessi come un cartoccio
ACCOLLATA = Qualsiasi figura pezza portata intorno al collo da un'animale; anche due scudi congiunti si dicono accollati
ADDESTRATO = Si dice di una figura o un animale posti a destra nello scudo o di una figura che alla destra ne ha un'altra
AFFRONTATE = Si dice di figure che si guardano
AL NATURALE = Le figure che nello scudo conservano il loro colore naturale
ANCILE = Scudo di forma ovale
ARME = Stemma
ARME AGALMONICA = V. Parlante
BIPUNTUTA = Con due punte
BLASONARE = Leggere in termini araldici uno stemma
BLASONE = La disciplina che insegna l'interpretazione ed il significato degli stemmi; per estensione anche stemma
BORDURA = Pezza onorifica che circonda lo scudo o una pezza
BRISURA = Pezza araldica posta a distinguere l'arme originaria; alterazione di un'arme per distinguere, ad esempio, i rami cadetti di una famiglia dal ramo principale
CANCELLATO = V. Graticolato
CIMATO = Si dice di una figura che ne porta un'altra sulla propria cima
CIMIERO = Ornamento del timbro e distintivo araldico che può costituirsi a brisura
COLLARINATO = Con un collare di smalto diverso da quello della figura
CONVENEVOLE PARTIZIONE = Pezze araldiche che riempiono interamente lo scudo
CROCE AVELLANA = Composta di quattro nocciole; è la croce che sormonta il globo imperiale o crucigero
DECUSSATI = Posti in croce di Sant'Andrea
DELLO STESSO = Del medesimo colore o smalto della figura blasonata precedentemente
DESTRA ARALDICA = Sinistra
FASCIATO = Con fasce alternate di diverso colore (se sono 6 non si blasona il numero)
FIORONI = Ornamenti; foglie d'appio che si pongono a scandire le punte delle corone o ad ornarle
FUSATO = Pezza caricata o divisa convenevolmente da una serie di fusi
FUSI = Figure in forma di rombo o di losanga
GLOBO CRUCIGERO = O crucifero, o imperiale; palla tonda posta a rappresentare il mondo. È sormontato dalla croce
GRATICOLATO = Si dice dell'elmo che porta delle griglie per la vista e la respirazione
ILLUMINATA = Con gli occhi di smalto diverso dal colore del corpo
IMBECCATA = Con il becco di smalto diverso dal colore del corpo
IN BANDA = Posto in modo obliquo nello scudo dalla destra in alto alla sinistra in basso
IN CAPO = Nella parte superiore dello scudo
INCOCCATO = Si dice dell'arco con la propria freccia
INDENTATA = Si dice di pezza dentata o con vistose punte
INFULE = Nastri che scendono dalla corona imperiale e dai copricapi ecclesiastici
IN MAESTÀ = Posti di fronte a chi osserva lo scudo
IN PALO = Posti verticalmente
IN PUNTA = Nella parte inferiore dello scudo
INQUARTARE = Dividere lo scudo in quarti o introdurre quarti nuovi
INQUARTATO = Si dice di scudo diviso in quattro settori
IN SBARRA = Posto in modo obliquo nello scudo dalla sinistra in alto alla destra in basso
IN TERZA = Né di profilo, né in maestà ma volto per due terzi
LAMBRECCHINI = Ornamento e distintivo cavalleresco
LEGATO = Avvinto o ricoperto con elementi di smalto diverso
LINGUATA = Con la lingua passante tra i denti o nel becco, di smalto diverso dal resto del corpo
MEMBRATA = Attributo di animali che hanno zampe e artigli di smalto diverso dal resto del corpo
MITRA = Berretta vescovile o arcivescovile; in araldica spesso si costituisce a cimiero
NASCENTE = Che nasce dalla partizione o dalla pezza o figura
ONDATA = Attributo di pezze e figure con andamento serpeggiante o ad onda
PALO = Pezza onorevole posta verticalmente nello scudo
PARLANTE = Alludente al nome della famiglia o che dal nome trae origine
PARTIZIONE = Divisione dello scudo
PEZZA = Qualunque figura araldica
POGGIANTE = Che poggia sul bordo dello scudo o ne lambisce i fianchi
RADIATA = Si dice della corona con raggi o punte semplici
RETROSCUDO = La parte retrostante lo scudo
ROVESCIATA = Figura che guarda la punta dello scudo
SINISTRA ARALDICA = Destra
SINISTRATO = Si dice di animale o figura posta sulla sinistra dello scudo o di figura che alla sinistra ne ha un'altra
SPIEGATA = Con le ali aperte, spalancate
TIMBRATO = Attributo dello scudo sormontato da timbro, ossia dall'ornamento che lo sormonta
TOCCO = Fodera o berretta interna della corona

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