collezioni: dipinti

I DIPINTIa Palazzo

I Dipinti

La collezione di dipinti di palazzo d'Arco si configura come una tra le più ricche (se non la più ricca in assoluto) di tutto il territorio mantovano, splendida di oltre trecento dipinti. L'attuale collezione è da un lato frutto della fusione di più raccolte familiari, dall'altro vede innestarsi su questo corpus un'attenta ricerca collezionistica dedicata soprattutto all'ambito mantovano e condotta in particolar modo nell'Ottocento con Carlo d'Arco.
Emerge il compito delle famiglie che hanno posseduto il palazzo, ed in particolar modo dei Chieppio: la loro collezione è in gran parte perduta, ma alcuni dipinti sono ancora presenti nelle sale del palazzo. Gran parte delle tele si deve poi ai d'Arco (basti pensare ai sessanta ritratti nella Sala degli Antenati), ma sono presenti anche opere portate in dote dalle mogli dei d'Arco. Significative a questo proposito sono le tele un tempo appartenenti alla famiglia Ardizzoni di Pomà, della nobiltà monferrina, qui giunte grazie a Teresa, moglie di Francesco Eugenio d'Arco e madre di Giovan Battista Gherardo. Importanti furono gli acquisti sul mercato, soprattutto nell'Ottocento, volti a recuperare opere d'arte in particolar modo appartenenti all'ambiente artistico mantovano. Pittori furono infine Carlo d'Arco (sue, ad esempio, le tele oggi in portineria) e la marchesa Giovanna.

La collezione comprende dipinti dalla fine del Trecento all'Ottocento. Anticamente era presente anche un'opera di Andrea Mantenga, oggi dispersa. Accanto agli artisti che hanno operato a Mantova, nelle opere in palazzo emerge un attento interesse per la pittura veneta e lombarda, con notevoli spunti fiamminghi, emiliani e romani. L'attuale disposizione ricalca un certo interesse iconografico. Almeno tre ambienti sono infatti dedicati ad accogliere ritratti.
A sé stante è poi la raccolta dei teleri di Giuseppe Bazzani. Disposti in maniera meno ordinata nelle sale sono un discreto numero di dipinti di genere. L'Ottocento trova soprattutto luogo nella Sala Rossa, con ritratti di personaggi di famiglia.

 

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La quadreria del XV sec.

Madonna con Bambino e angeli Nicolò da Verona   Madonna con Bambino e angeli
Nicolò da Verona
Seconda metà secolo XV
Olio su tavola
Cm 140x60
Inv. 1064
Posizione: X. Sala Themis o della Giustizia

 

L'unica opera dell'artista sicuramente datata e firmata è l'affresco della "Madonna in trono col Bambino fra i Santi Benedetto, Giovanni Battista e due committenti inginocchiati" della chiesa di Ognissanti, caposaldo per individuarne la personalità artistica non certo di primo piano anche se non priva di importanza, essendo Nicolò da Verona tra i primi a rivelare nei suoi dipinti influssi mantegneschi. Ciononostante egli non riuscì a mutare la fondamentale impronta tardo-gotica d'ambiente veneto propria della sua formazione. Caratteristiche gotiche su schema mantegnesco presenta, infatti, oltre all'affresco di Ognissanti, anche la "Madonna degli Angeli", pala della chiesa di S. Maria degli Angeli che il Venturi per primo assegnò a Nicolò da Verona e che rappresenta il riferimento più diretto per un'analisi del quadro presente nella collezione d'Arco. Si può immediatamente notare, ad esempio, la ripresa delle tipologie del volto della Madonna come dei volti degli angeli e l'analoga struttura degli angeli che qui come nel quadro sopraddetto fanno corona alla Vergine. Lontane ascendenze bizantine rivelano l'impostazione frontale del gruppo e una certa rigidità complessiva. Vi si innestano le soluzioni gotiche degli orli ondulati del manto della Madonna, la preziosità di certi motivi come le decorazioni dell'abito della Vergine, la corona, i nimbi dorati, nonché l'uniforme fondo oro della tavola. Richiami formali mantegneschi si notano solo nell'impianto monumentale dato alla figura della Madonna che si definisce innanzitutto come massa plastico-coloristica al punto che il confronto diretto con il maestro invece di far avanzare la pittura di Nicolò verso un rinnovamento strutturale e formale, sembra riportare l'artista a modi "primitivi". Una certa profondità nella figura della Vergine è semplicemente allusa tramite il Bambino che misura la distanza dal busto alle ginocchia della madre, mentre i corpi e i volti paffuti degli angeli, del resto piuttosto rigidi e stereotipati, mostrano qualche riferimento ai tipi del Mantegna, così come il motivo delle ghirlande di foglie e di frutti è una citazione iconografica pure mutuata dal maestro".

Manuela Zanelli

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